REGGIA DI CASERTA

MOSTRA ALLA REGGIA DI CASERTA – NATALE 2008

Personaggi di terrore, demoniaci e magico-religiosi della tradizione natalizia meridionale. Questa volta è la prestigiosa collaborazione con il maestro Roberto De Simone a generare una bellissima mostra alla Reggia di Caserta. Studiando le preziose escursioni di De Simone nelle profonde tradizioni popolari, i fratelli Scuotto modellano mostri e figure fantastiche che popolano la tradizione natalizia di Napoli e del sud Italia. Suggestioni infinite generate da un incontro con Roberto De Simone che ancora oggi segna la ricerca dei fratelli Scuotto.

Tradizione e memoria

La tradizione è lo scrigno della memoria ma anche lo specchio che riflette in modo oggettivo le mutevolezze della nostra identità nel sovrapporsi delle epoche. Il Natale ha in sé significati e simboli che ci insegnano come il racconto che viene da lontano,pur mantenendo il suo frutto,si trasfigura. Sarebbe impensabile,oggi,pretendere di leggere compiutamente i segnali correlati alla tradizione più autentica del Natale,dal momento che molti di essi appaiono degradati a sbiadito retaggio di una cultura alla quale,nel lento scorrere del tempo,si è sostituito tutto un mondo di segni e valori diversi dal Natale così come era sentito e vissuto una volta. Il Natale ha origini arcaiche che affondano in epoche antecedenti e pagane. Timorosi per il futuro buio e spoglio paventato dall’inverno,popoli primitivi esorcizzavano i timori con rituali propiziatori al ritorno della luce e del calore. O,più tardi ,alla rottura simbolica del tempo,con la speranza di arrestare gli eventi nefasti e rigenerare un tempo nuovo, più equo e giusto. Di questo si può intravedere qualche traccia,ormai sbiadita,nell’usanza di tagliare-a-pezzi il capitone o l’anguilla e nel consumo dei tipici struffoli o del sesamiello (dalla caratteristica forma serpentina). La ciclicità del tempo,nella sua fase di distruzione e rinascita ,che coincide ogni anno con l’avvento del Natale, ha originato racconti fantastici,vere e proprie favole dal tessuto mitico e magico-religioso. Custode preziosa di queste tracce è la tradizione popolare. Da li si attinge per la scoperta di personaggi straordinari,oggi sorprendenti e quasi sconosciuti,incastonati in storie intrise di saggezza e prive di patine perbeniste nocive alla forma e ai contenuti della narrazione. La portata di questo patrimonio è enorme. Se da un punto di vista letterario la registrazione di questi racconti ha evidenziato convergenze con la favolistica italiana,con quella europea e con quella orientale,dal punto di vista più ampio si propone come nuovo spunto per l’arte della rappresentazione. Il Presepe è per eccellenza la messa in scena della Tradizione,nel suo aspetto di rappresentazione tangibile. In esso prendono forma i contenuti di un viaggio misterico,di una discesa,di un cammino nel mondo sotterraneo dove,superate le angosce del buio,sarà possibile partecipare all’epifania della nuova luce che determinerà il capovolgimento della morte e il ritorno del ciclo vitale. Nello scrigno di legno e sughero, che ogni anno è fabbricato in devozione alla nascita del Salvatore,si dispongono con precisione tutti i simboli del codice onirico della tradizione popolare. Il pozzo,la fontana,il mulino,il ponte,il fiume,la taverna,il castello e la grotta. E’ in questo sfondo che prendono vita i personaggi legati a credenze varie,a superstizioni,a leggende,al tessuto magico-religioso e al significato stesso del Natale. In questo viaggio nel sogno di Benino,nell’onirico paesaggio dove ogni incontro non è fortuito,si scorge la vergine Stefania,divenuta madre al cospetto della Madonna,dopo lo starnuto della pietra che lei stessa fasciò per ingannare gli angeli. A poca distanza si incrocia La Zingara ,triste presagio della Passione di Cristo ammonita dai chiodi e dai martelli che riempiono il suo cesto. La Zingara è personaggio profetico collegato alle Sibille. Una leggenda natalizia coinvolge la Sibilla Cumana che aveva predetto la nascita del Redentore illudendosi di essere lei stessa la vergine prescelta. Pagò la sua presunzione col terribile castigo di essere mutata in una civetta. Ma nella notte di Natale si incrociano altri personaggi ancora più lontani dal fatto sacro. Come il lupo mannaro che compare nel viaggio del povero “Zì Michele” prima nei panni di un giovane gentile e poi nelle sembianze di un mostro zannuto. Se nella favola popolare l’infausto incontro avviene in un incrocio,nel presepe il mannaro lo si può incontrare nei pressi del Ponte. Quest’ultimo è uno di quei personaggi che fluttua tra la favola popolare e la rappresentazione presepiale. Così come le pecore del gregge,che la sfera favolistica collega al mondo degli inferi. Nella favola Mamma Sirena un giovane guida il suo gregge lungo la riva del mare,intonando un canto,che favorirà il ritorno della sorella dagli abissi marini in cui è tenuta prigioniera. Le pecorelle,mangiando le perle che cadono dai capelli della fanciulla,acquistando poteri vaticinanti grazie ai quali,cantando in coro,riescono a svelare arcani misteri e a dare infallibili oracoli. Altro importante luogo d’incontro di personaggi emblematici partoriti dalle credenze e dalle leggende popolari nello scenario presepiale è il Pozzo. Da Avellino ci arriva la raccomandazione di tenere i bambini lontani dai pozzi nel periodo natalizio. Potrebbero imbattersi in “Maria ‘a manilonga” la quale allunga le mani dal pozzo,cattura gli incauti bambini e li trascina nelle profondità delle acque sotterranee. Questo essere terrifico può accompagnarsi ad un altro mostro,’a papera cugliuta”, che esibisce enormi attributi mascolini per spaventare mortalmente chi la guarda. Elemento di transito tra il mondo dei vivi e quello dei morti è il Ponte,altro luogo di manifestazioni magico-fantastiche. Si incontra la monaca vagante della tradizione pugliese-partenopea che ci racconta della principessa Cicinelli,costretta dal padre all’abito monacale ma innamorata di un paggio. I due amanti vollero incontrarsi la notte di Natale ma il padre di lei,informato tempestivamente da un servo,si recò al luogo designato,sorprese il paggio e gli troncò la testa allontanandosi nel buio. Quando giunse la sventurata giovane,raccolse piangendo il capo mozzo del suo amato,lo depose nella bisaccia e si trafisse con lo stesso pugnale che il padre aveva lasciato in terra. Sempre sul ponte la suggestiva processione di dodici monaci incappucciati e scalzi che mostrano il pollice della mano sinistra fiammeggiante: essi rappresentavano i mesi morti o i dodici giorni del periodo natalizio,che,al seguito dei Magi,ritornavano nell’Aldilà. L’inquietudine che tutti questi personaggi provocano è lecita ma affonda nella saggezza popolare che non potava la realtà dai suoi aspetti più terrifici e misteriosi. Al contrario la esorcizzava rappresentandosela sotto forma di figure fiabesche e ,spesso,demoniache, manifeste e non nascoste,protagoniste anch’esse del passaggio dal buio alla luce. Tali inquietanti presenze dal chiaro senso demoniaco trovano piena giustificazione in una credenza universale secondo la quale,nei dodici giorni che vanno dal 24 dicembre al 6 gennaio,si attiverebbero sulla terra gli spiriti buoni e i cattivi,le anime dannate e quelle benefiche. Tutto ciò è coerente con il senso della nascita divina che,sospendendo il ciclo storico,fa convivere il passato e il presente,il mostruoso e il divino. E’,in fondo,la compresenza degli opposti che rende il paesaggio natalizio meridionale così suggestivo e vivido,almeno negli scampoli che ancora riescono a pervenirci e che oggi proviamo a rappresentare.
Roberto De Simone

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PHOTOS by Sergio Siano